La storia

La storia dell’ASD Campiglia inizia più di cento anni fa, per l’appunto nel 1914, ma non esistono documenti ufficiali che lo possano attestare. Le storie che giungono fino ai giorni d’oggi si sono tramandate a voce da padre a figlio e quella più verosimile – secondo quando scritto da Gianfranco Benedettini nel suo libro “Cento anni di calcio a Campiglia” – sarebbe quella di Luigi Berrettini.
Un giorno girando per le strade di Livorno, il Berrettini, fu attratto da un gruppo di giovani che, a voce spiegata e a passo svelto, si dirigevano verso lo stradone che portava al mare. Incuriosito, seguii il corteo che, poi scoprì, stava andando a vedere una partita di calcio, a Villa Chays.
Gli occhi del giovane videro ciò che non avevano mai visto. Cosa facevano quei venti giovanotti in mutande, con maglie amaranto e bianche, che si affannavano a correre e a prendere a calci un pallone? E, quei due, i portieri, soli soletti, fra due pali e una traversa? E che dire del pubblico che sembrava impazzito, a urlare per gli uni o per gli altri e, laggiù dietro una porta ad azzuffarsi e a prendersi a pugni? E, infine, quell’urlo «goool» appena il pallone varcava la linea della porta? Ancora, quel signore vestito in modo diverso dagli altri, che correva insieme ai giocatori e, ogni tanto, fischiava e smanacciava come un burattino? Era il calcio, con le sue regole e i suoi protagonisti. Luigi Berrettini pensò subito a Campiglia. Si poteva giocare al Piazzone dove, in genere, si tenevano le grandi adunate di popolo, i cortei, le sfilate della banda musicale, le processioni, le corse ciclistiche.
Non doveva essere difficile trovare a Campiglia una ventina di giovanotti a giocare e darsele di santa ragione.
I giovani della borghesia locale frequentavano la palestra di Palazzo Maruzzi, erano agili, scattanti, attenti alla mossa dell’avversario e potevano benissimo giocare contro i giovani proletari.
Dal sogno alla realtà. I campigliesi accorsero in massa e si divisero nel tifo. Gli atleti furono all’altezza delle attese, il battesimo era andato bene.
Ora, bisognava creare una società e darle un nome. Nacque così la “Vigor Campiglia”. Maglie bianche, scudetto con il cane rampante, pronta a sfidare le squadre vicine. Il nome era tutto un programma e la gagliardia, il coraggio, la tecnica, diventarono, ben presto, i tratti distintivi dei giocatori campigliesi. Garibaldo Biagi fu il primo presidente.
I venti di guerra però interruppero tutto.
Fu così che dopo tanti lunghi anni il nome della Vigor Campiglia è riemerso in occasione dei Giochi della Gioventù organizzati nel 1976. Una squadra di giovanissimi, infatti, partecipò alla manifestazione insieme alla Juventina, altra squadra di giovani campigliesi, ottenendo un discreto risultato.
Giunge così fino ai giorni nostri l’ASD Campiglia 1914, che dopo una breve interruzione riparte nel 2019 in terza categoria per volere del presidente Enzo Antonelli e di un gruppo di dirigenti.

Tratto dal libro: “Cento anni di calcio a Campiglia” di Gianfranco Benedettini